La storia della magia

La storia della magia

Con il termine magia si indica una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e di dominare i fenomeni fisici e l'essere umano con la volontà; a tale fine la "magia" può servirsi di gesti, atti e formule verbali, o di rituali appropriati. L'etimologia del vocabolo "magia" (in greco Μαγεία) deriva dal termine con cui venivano indicati nell'antica Grecia i "magi" (Μάγοι), antichi sacerdoti Zoroastriani della Persia.

Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, che si possono trovare in relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione e della stregoneria. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi finalità magiche (ad esempio l'ottenere successo nella caccia). Nell'antichità si credeva anche che la magia si potesse relazionare alla varie fasi lunari: luna piena = magia nera, mezza luna = magia bianca.

Eliphas Lévi, pseudonimo di Alphonse Louis Constant (Parigi, 8 febbraio 1810 – Parigi, 31 maggio 1875), è stato un esoterista e teosofo francese. Per qualche tempo si dedicò agli studi ecclesiastici nel seminario di Saint Sulpice, a Parigi, ma nel 1836 abbandonò il seminario, attratto dagli ideali del socialismo utopista. Al tempo stesso intrattenne rapporti con adepti della Massoneria francese e con esponenti dei più diversi rami dell’esoterismo. Le personalità che contribuirono maggiormente alle formazione del suo pensiero furono il napoletano Don Antonio Marino, abate di S.Giovanni a Carbonara iniziatore e maestro di Eliphas Lévi, Alphonse Esquiros, studioso delle teorie sul magnetismo animale; l’abate José Custodio de Faria, un missionario dedito allo studio dei riti magico-religiosi orientali; lo studioso di numerologia e alchimia Louis Lucas; e soprattutto Höene Wronski, che lo iniziò ai misteri della cabbala e nel 1853 gli impose il nome magico di Eliphas Levi Zahed, traduzione in ebraico di Alphonse Louis Constant.

Nel 1854 Levi fece un viaggio in Inghilterra, dove entrò in amicizia con alcuni esoteristi tra i quali, pare, lo scrittore Edward Bulwer-Lytton (1803-1873), che in seguito diventò membro onorario della Societas Rosacrociana in Anglia. Dopo il ritorno in Francia, Levi pubblicò il suo studio più importante, Dogme et Rituel de la Haute Magie (Parigi 1855-56), un'opera dedicata all'analisi delle più diverse branche dell'esoterismo antico e moderno, che egli definì "scienze occulte". Nel corso degli anni con il suo Maestro ed Iniziatore Don Antonio Marino, mantenne rapporti epistolari ed occultistici creando un Cenacolo Napolitano, che raccoglieva esponenti del Martinismo, della Massoneria Egizia e del pensiero esoterico delle Due Sicilie.

Di seguito riporto alcune domande (con altrettante risposte) poste a Eliphas Lévi.
  1. Si può sfuggire alla morte?
  2. La pietra filosofale esiste, e come fare per trovarla?
  3. Ci si può far servire dagli spiriti?
  4. Che cosa sono le clavicole, l'anello e il sigillo di Salomone?
  5. Si può prevedere l'avvenire con dei calcoli certi?
  6. Si può fare a proprio piacere del bene o del male con un'influenza magica?
  7. Che fare per essere un vero mago?
  8. In che consistono precisamente le forze della magia nera?
Risposta alle prime due domande:

Si può sfuggire alla morte in due modi, nel tempo e nell'eternità.Nel tempo, guarendo tutte le malattie e evitando le infermità della vecchiaia; e nell'eternità, perpetuando col ricordo l'identità personale nelle trasformazioni dell'esistenza.

Poniamo subito dei principi:
  1. Che la vita risultante dal movimento non può conservarsi che per la successione e il perfezionamento delle forme;
  2. Che la scienza del movimento perpetuo è la scienza della vita;
  3. Che questa scienza ha per oggetto la giusta ponderazione delle influenze equlibrate;
  4. Che tutto il rinnovamento si opera attraverso la distruzione, e anche ogni generazione è una morte, e tutte le morti una generazione.
Adesso stabiliamo con gli antichi saggi che il principio universale della vita è un movimento sostanziale o una sostanza eternamente e essenzialmente mossa e motrice, invisibile e impalpabile, allo stato volatile, che si manifesta materialmente fissandosi attraverso i fenomeni della polarizzazione.Questa sostanza è indefettibile, incorruttibile, e di conseguenza immortale.Ma le sue manifestazioni attraverso la forma vengono eternamente mutate attraverso la perpetuità del movimento.

Dunque tutto muore perché tutto vive, e se fosse possibile rendere eterna una forma, si arresterebbe il movimento e si creerebbe la sola vera morte.

Imprigionare per sempre un 'anima in un corpo umano mummificato: tale sarebbe la soluzione orribile del paradosso magico dell'immortalità pretesa dello stesso corpo e sulla stessa terra. Tutto si rigenera attraverso il solvente universale che è
Eliphas Lévi
la sostanza primaria. Questo solvente concentra la sua forza nella quintessenza, vale a dire al centro equilibrante di una doppia polarità.I quattro elementi degli antichi sono le quattro forze polari del magnete universale rappresentato da una croce. Questa croce che gira indefinitamente attorno al suo centro, propone anche l'enigma della quadratura del cerchio. Il Verbo creatore si fa intendere dal centro della croce e grida: Tutto è consumato. E' nella giusta proporzione delle quattro forme elementari che occorre cercare la medicina universale del corpo, come la medicina dell'anima ci viene presentata dalla religione in colui che si offre eternamente sulla croce per la salvezza del mondo. La magnetizzazione e la polarizzazione dei corpi celesti risultano dalla loro gravitazione equilibrata attorno ai soli, che sono le riserve comuni del loro elettromagnetismo.

La vibrazione della quintessenza attorno alle riserve comuni si manifesta attraverso la luce, e la luce rivela la sua polarizzazione attraverso i colori. Il bianco è il colore della quintessenza. Verso il polo negativo, questo colore si condensa in blu e si fissa in nero; ma verso il suo polo positivo si condensa in giallo e si fissa in rosso. La via irraggiante va dunque sempre dal nero al rosso, passando per il bianco; e la via assorbente ridiscende dal rosso al nero, traversando lo stesso mezzo.

Le quattro sfumature intermedie o miscele producono con i tre colori della sillessi dell'analisi e della sintesi luminose, che chiamiamo i sette colori del prisma o dello spettro solare. Questi sette colori formano sette atmosfere o sette zone luminose attorno ad ogni sole, e il pianeta dominante di ogni zona si trova magnetizzato in modo analogo al colore della sua atmosfera.

I metalli nelle viscere della terra si formano come i pianeti nel cielo, attraverso le specializzazioni di una luce latente che si scompone traversando diversi mezzi. Impadronirsi del soggetto in cui la luce metallica è latente, prima che si sia specializzata, e spingerla all'estremo polo positivo, vale a dire al rosso vivo, attraverso un fuoco improntato alla luce stessa:tale è il segreto della grande opera. Si comprende che questa luce positiva al suo estremo grado di condensazione è la vita stessa divenuta fissa, e può servire da solvente universale e da medicina a tutti i regni della natura.

Ma per strappare alla pirite, all'antimonio, all'arsenico dei filosofi il suo sperma metallico vivente e androgino, occorre un solvente primario che è un mestruo minerale salino, occorre inoltre il concorso del magnetismo e dell'elettricità. Il resto si fa da sé, in un solo vaso, in un solo athanor e attraverso il fuoco graduato di una sola lampada; è, dicono gli adepti, un lavoro da bambini e da donne.

Ciò che i chimici e i fisici moderni chiamano calore, luce, elettricità, magnetismo, non erano per le antichi che le manifestazioni fenomeniche elementari della sostanza unica, chiamata dagli Ebrei aour, od, tik e ob. Od è il nome dell'attivo, ob il nome del passivo, e aour, da cui i filosofi ermetici hanno fatto il loro oro è il nome del misto androgino e equilibrato. L'oro volgare è l'aour metallizzato, l'oro filosofico è l'aour allo stato di pietra solubile. In teoria, secondo la scienza trascendentale degli antichi, la pietra filosofale che guarisce tutte le malattie e opera la trasmutazione dei metalli, esiste dunque incontestabilmente. Esiste e può esistere realmente? Se lo affermiamo, non ci si crederebbe; diamo dunque questa affermazione come una soluzione paradossale ai paradossi espressi dalle due prime domande e passiamo al secondo capitolo.

Risposte alla terza e quarta domanda:

Quando il Salvatore del mondo ebbe trionfato sulle sue tentazioni nel deserto, sulle tre brame che asserviscono l'anima umana: la brama degli appetiti, la brama delle ambizioni, e quella della avidità, sta scritto che gli angeli si avvicinarono a lui e lo servirono. Perché gli spiriti sono al servizio dello spirito sovrano, e lo spirito sovrano è colui che incatena le turbolenze sregolate e le trazioni ingiuste della carne. Rimarchiamo tuttavia che è contro l'ordine della Provvidenza invertire la serie naturale delle comunicazioni tra gli esseri. Noi non vediamo che il Salvatore e gli apostoli abbiano evocato le anime dei morti.

L'immortalità dell'anima è uno dei dogmi più consolanti della religione, per cui deve essere riservata alle aspirazioni della fede, e non sarà per conseguenza mai provata per dei fatti accessibili alla critica della scienza. Così, l'obnubilamento o la perdita della ragione è e sarà sempre il castigo di coloro che avranno la temerità di guardare nell'altra vita con gli occhi di questa. Così le tradizioni magiche faranno sempre apparire i morti evocati con dei visi tristi e irati. Si lamenteranno di essere stati turbati nel loro riposo e non profferiranno che rimproveri e minacce.

Le chiavi o le clavicole di Salomone sono delle forze religiose e razionali espresse con dei segni, e che servono meno a evocare gli spiriti che a preservare se stessi da ogni aberrazione nelle esperienze relative alle scienze occulte. Il sigillo riassume le chiavi, l'anello e ne indica l'uso. L'anello di Salomone è allo stesso tempo circolare e quadrato, e raffigura così il mistero della quadratura del cerchio. Si compone di sette quadrati disposti in modo da formare un cerchio. Vi si adattano due castoni, uno circolare, l'altro quadrato, uno in oro, l'altro in argento. L'anello deve essere fatto di filigrana di sette metalli.

Nel castone d'argento si incastona una pietra bianca e nel castone d'oro una pietra rossa con i segno seguenti. Sulla pietra bianca, il segno del macrocosmo; sulla pietra rossa il segno del microcosmo. Quando ci si infila l'anello al dito, una delle pietre deve essere rivolta verso la mano, a seconda che si voglia comandare agli spiriti della luce o al potere delle tenebre.

Spieghiamo con qualche parola il potere di questo anello. La volontà è onnipotente, quando si arma di forze vive della natura. Il pensiero è vizioso e morto finché non si manifesta attraverso il verbo o il segno; non può allora esercitare né dirigere la volontà. Essendo il segno la forma necessaria del pensiero, esso è lo strumento indispensabile della volontà. Più il segno è perfetto, più il pensiero è formulato fortemente, e maggiore sarà di conseguenza il potere con cui la volontà viene diretta.

La fede cieca trasporta le montagne, che sarà dunque della fede illuminata da una scienza completa e immutabile?

Se la nostra anima potesse concentrare tutta la sua intelligenza e tutta la sua energia nell'emissione di una sola parola, per sé stessa non sarebbe forse onnipotente?

L'anello di Salomone con il suo doppio sigillo è tutta la scienza e tutta la fede dei magi riassunta in un segno.

E' il simbolo di tutte le forze del cielo e della terra e delle leggi sante che le regolano, sia nel macrocosmo celeste, sia nel microcosmo umano.

E' il talismano e il pentacolo dei pentacoli.

L'anello di Salomone è onnipotente, se è un segno vivente, ma è inefficace se è un segno morto; la vita dei segni è l'intelligenza e la fede, intelligenza della natura, fede nel suo motore eterno.

Lo studio approfondito dei misteri della natura può allontanare da Dio l'osservatore inattivo in cui la stanchezza dello spirito paralizza gli slanci del cuore. E' in tutto questo che le scienze occulte possono essere pericolose e anche fatali per certe anime. L'esattezza matematica, il rigore assoluto delle leggi della natura, l'insieme e la semplicità di queste leggi, danno a molti l'idea di un meccanismo necessario, eterno, inesorabile, e la Provvidenza per essi sparisce dietro gli ingranaggi di ferro di un orologio dal movimento perpetuo. Non riflettono sul fatto terribile della libertà e dell'autocrazia delle creature intelligenti.

Un uomo dispone a suo piacimento dell'esistenza di esseri organizzati come lui; può raggiungere gli uccelli nell'aria, i pesci nell'acqua, le bestie selvagge nelle foreste; può uccidere o incendiare le stesse foreste, minare e far saltare le rocce e le montagne, cambiare attorno a lui tutte le forme, e malgrado le analogie ascendenti della natura, non crederà all'esistenza di esseri intelligenti come lui che potrebbero a loro piacimento, spostare, e distruggere o incendiare i mondi, soffiare sui loro soli per spegnerli, o bruciarli per farne delle stelle... Degli esseri così grandi che sfuggono alla sua vista, come noi sfuggiamo senza dubbio a quella del verme o dell'insetto.... E se degli esseri simili esistono senza che l'universo sia mille volte ribaltato, non occorre forse ammettere che essi obbediscono tutti a una volontà suprema, a una forza potente e saggia, che proibisce loro di spostare i mondi, come proibisce a noi di distruggere il nido della rondine e la crisalide della farfalla? Per il mago che sente questa forza in fondo alla sua stessa coscienza, e che non vede più nelle leggi dell'universo che gli strumenti della giustizia eterna, il sigillo di Salomone, le sue clavicole e il suo anello sono le insegne della suprema regalità.

Risposte alla quinta e sesta domanda:

Due giocatori di scacchi di forza uguale, sono seduti a una tavola, e cominciano la partita: quale dei due vincerà?

Colui che sarà più attento al suo gioco. Se conosco le preoccupazioni dell'uno e dell'altro, posso predire certamente il risultato della loro partita. Al gioco degli scacchi, prevedere è vincere, ed è lo stesso nel gioco della vita. Niente nella vita arriva per caso. Il caso è l'imprevisto; ma l'imprevisto dell'ignorante era stato previsto dal saggio. Tutti gli eventi, come tutte le forme, risultano da un conflitto o da un equilibrio di forze, e queste forze possono essere rappresentate da dei numeri.

L'avvenire può dunque essere determinato anticipatamente con il calcolo. Ogni azione violenta è bilanciata da una reazione uguale, il riso pronostica le lacrime, ed è per questo che il Salvatore diceva: felici coloro che piangono!

E' per questo che diceva: Colui che si innalza sarà abbassato, e colui che si abbassa, sarà innalzato. Oggi Nabuchodonosor si fa Dio, domani sarà mutato in bestia. Oggi Alessandro fa il suo ingresso in Babilonia, e si fa offrire dell'incenso su tutti gli altari, domani morrà brutalmente ubriaco. L'avvenire è nel passato; il passato è nell'avvenire. Quando il genio prevede, si ricorda.

Gli effetti si concatenano così necessariamente e esattamente alle cause, e divengono in seguito essi stessi delle cause di nuovi effetti così conformi ai primi nel loro modo di prodursi, che un solo fatto può rivelare al veggente tutta una genealogia di misteri. Quando il Cristo è venuto, è certo che l'AntiCristo verrà: ma la venuta dell'AntiCristo precederà il trionfo dello Spirito Santo. Il secolo d'argento in cui viviamo è il precursore delle più abbondanti carità e delle opere buone più grandi che non si siano ancora viste nel mondo. Ma occorre sapere che la volontà dell'uomo modifica le cause fatali, e che un solo impulso dato da un uomo può cambiare l'equilibrio di tutto un mondo. Se tale è il potere dell'uomo nel mondo che è il suo dominio, cosa devono dunque essere i geni dei soli!

L'ultimo degli egregori potrebbe con un soffio, dilatando improvvisamente il calore latente della nostra terra, farla scoppiare e sparire in una nuvoletta di cenere. L'uomo così può con un soffio far svanire tutta la felicità di uno dei suoi simili. Gli uomini sono magnetizzati come i mondi, irradiano la loro luce speciale, come i soli. Alcuni sono più assorbenti, altri irradiano più volentieri. Nessuno è isolato al mondo, tutti sono una fatalità o una provvidenza per gli altri. Augusto e Cinna si incontrano: tutti e due sono orgogliosi e implacabili, ecco la fatalità.

Cinna vuole fatalmente e liberamente uccidere Augusto. Augusto è trascinato fatalmente a punirlo, ma vuole perdonargli e liberamente gli perdona. Ecco la fatalità che si cambia in provvidenza, e il secolo di Augusto, inaugurato da questa bontà sublime, diviene degno di veder nascere colui che dirà: Perdonate ai vostri nemici!

Augusto, graziando Cinna, ha espiato tutte le vendette di Ottavio. Fintanto che l'uomo è asservito alle esigenze della fatalità, è un profano, vale a dire un uomo che si deve respingere lontano dal santuario della scienza.

La scienza, in effetti, sarebbe tra le sue mani uno strumento terribile di distruzione. L'uomo libero, al contrario, vale a dire colui che domina con l'intelligenza i ciechi istinti della vita, è essenzialmente conservatore e riparatore perché la natura è il dominio del suo potere, il tempio della sua immortalità. Quando il profano volesse fare bene, farebbe male.

L'iniziato libero non può voler fare del male; se colpisce, è per castigare e guarire.

Il soffio del profano è mortale, quello dell'iniziato è vivificante.

Il profano soffre per far soffrire gli altri, l'iniziato soffre perché gli altri non soffrano. Il profano intinge le sue frecce nel suo sangue e le avvelena; l'iniziato, libero con una goccia del suo sangue, guarisce le ferite più crudeli.

Risposta alla settima e ottava domanda:

L'uomo che dispone delle forze occulte della natura, senza esporsi a esserne schiacciato, colui è un vero mago. Lo si riconosce dalle sue opere e dalla sua fine che è sempre un grande sacrificio. Zoroastro ha creato i dogmi e le civiltà primitive dell'Oriente, ed è scomparso come Edipo in un nubifragio. Orfeo ha dato la poesia alla Grecia, e con questa poesia la bellezza di tutte le grandezze, ed è morto in un'orgia a cui si è rifiutato di mescolarsi.

Giuliano, malgrado tutte le sue virtù, non è stato che un iniziato alla magia nera. E' morto vittima e non martire; la sua morte è stata una distruzione e una sconfitta, non comprendeva la sua epoca. Conosceva il dogma dell'alta magia, ma ne applicava male il rituale. Apollonio di Tiana e Sinesio non erano altro che filosofi meravigliosi, hanno coltivato la vera scienza, ma non hanno fatto niente per la posterità. I magi del Vangelo regnavano allora sulle tre parti del mondo conosciuto, e gli oracoli tacevano ascoltando i vagiti del bambino di Bethlemme. Il re dei re, il mago dei maghi era venuto al mondo, e i culti, le leggi, gli imperi, tutto era cambiato!

Tra Gesù Cristo e Napoleone, il mondo meraviglioso resta vuoto. Napoleone, questo Verbo della guerra, questo messia armato, è venuto fatalmente e senza saperlo a completare la parola cristiana. La rivelazione cristiana non ci insegnava che a morire, la civiltà napoleonica ci doveva insegnare a vincere. Da questi due verbi contrari in apparenza, la devozione e la vittoria, soffrire, morire, combattere e vincere, si forma il grande arcano dell'onore!

Croce del Salvatore, croce del coraggioso, non siete complete l'una senza l'altra, perché sa vincere solo colui che sa sacrificarsi e morire!

E come si sacrifica e muore, se non crede alla vita eterna?

Napoleone che era morto in apparenza, dovrà tornare nel mondo nella persona di un uomo realizzatore del suo spirito.

Salomone e Carlo Magno ritorneranno pure in un solo monarca, e allora anche San Giovanni Evangelista, che secondo la tradizione dovrà rivivere alla fine dei tempi, risusciterà nella persona di un sovrano pontefice, che sarà l'apostolo dell'intelligenza e della carità. E questi due principi riuniti, annunciati da tutti i profeti, compiranno il prodigio della rigenerazione del mondo. Allora fiorirà la scienza dei veri magi: perché, fino ad ora, i nostri facitori di prodigi sono stati per la gran parte degli uomini fatali e degli stregoni, vale a dire degli strumenti ciechi della sorte. I maestri che la fatalità getta al mondo sono presto da essa rovesciati. Coloro che trionfano per le passioni saranno la preda delle passioni. Quando Prometeo fu geloso di Giove e lo derubò della folgore, volle anche farsi un'aquila immortale, ma non creò che un' avvoltoio immortale.

La leggenda dice ancora che un re empio di nome Ixion volle fare violenza alla regina del cielo, ma non abbracciò che una nube menzognera, e fu legato da dei serpenti di fuoco alla ruota inesorabile della fatalità. Queste profonde allegorie minacciano i falsi adepti, i profanatori della scienza, i settari fanatici della magia nera. La forza della magia nera è il contagio della vertigine, è l'epidemia dell'irragionevolezza. La fatalità delle passioni è come un serpente di fuoco che gira e si attorciglia attorno al mondo divorando le anime. Ma l'intelligenza pacifica , sorridente e piena di amore, raffigurata dalla Madre di Dio, gli pone il piede sulla testa. La fatalità si divora da sola, è l'antico serpente di Cronos, che si rode eternamente la coda. O piuttosto sono due serpenti nemici che si battono e si lacerano a morsi, fino a che l'armonia li incanta e li fa slanciare pacificamente attorno al caduceo di Ermete.

..da Storia della magia.

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