Alcuni esercizi per accelerare lo sviluppo psichico
Il pensiero, come tutte le altre nostre facoltà, dev’essere educato e disciplinato al nostro dovere ed una delle condizioni è quella di non lasciarlo vagare in qua ed in là, senza una meta, e senza un centro determinato intorno al quale svolgere la sua attività. È quindi necessario sfuggire questo stato morboso in cui il funzionamento del pensiero è occasionato solo dalle molteplici sensazioni che produce su noi il mondo esterno, come spesso accade per istrada allorché nessun affare urgente ci sospinge o ci occupa la mente. Il non correggere a tempo simile difetto può far sì che questo assuma proporzioni tali da rendersi poi immensamente difficile il riordinare i nostri pensieri ed imporci un lavoro mentale molto intenso e serrato quando ne abbiamo assoluto bisogno.
Vincere quindi questo vagare inutile del pensiero è il primo sforzo che dobbiamo imporci se intendiamo giovarci più largamente di questa forza potentissima che è latente in noi, e certo sul principio riuscirà molto più agevole dominare la momentanea pigrizia mentale che ci avvince; diamo ad ogni modo alcuni esercizi che riusciranno molto utili avendo la proprietà di fissare ed anche di concentrare in certo modo sia il pensiero che l’attenzione: facoltà legate l’una all’altra ma ben distinte sebbene a volte sembrano identificarsi in una sola.
Vincere quindi questo vagare inutile del pensiero è il primo sforzo che dobbiamo imporci se intendiamo giovarci più largamente di questa forza potentissima che è latente in noi, e certo sul principio riuscirà molto più agevole dominare la momentanea pigrizia mentale che ci avvince; diamo ad ogni modo alcuni esercizi che riusciranno molto utili avendo la proprietà di fissare ed anche di concentrare in certo modo sia il pensiero che l’attenzione: facoltà legate l’una all’altra ma ben distinte sebbene a volte sembrano identificarsi in una sola.
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Psiche Umana |
- Con la mano chiusa a pugno e poggiata su un tavolo o sul proprio ginocchio, dischiudere un dito dopo l’altro con un movimento lentissimo quasi insensibile, ed eseguirlo per tutte le dita, evitando che le rimanenti, ancora piegate, tendano a distendersi. Seguire attentamente con lo sguardo questo movimento e badare a che sia eseguito senza scatti e senza rigidezza, ma mollemente e con naturalezza.
- Descrivere con l’indice teso (le altre dita siano ben piegate) dei movimenti rotatori lentissimi, procurando di disimpegnar bene il dito operante dagli altri in modo da descrivere con la punta di esso un circolo il più possibile perfetto.
- Distendere una mano e tenerla immobile per quanto riesce. Un bicchiere riempito d’acqua e posato sulla palma, potrà farci accorgere d’ogni minima oscillazione e darci agio di correggerla più facilmente.
- Incrociando fra loro le dita d’ambo le mani fra girare nel cavo di essa i pollici l’uno intorno all’altro nello stesso senso ed in sensi opposti.
A somiglianza di questi, molti altri esercizi si potrebbero fare, ma riteniamo essi siano sufficienti per darne una idea al lettore che ne troverà di nuovi ed anche di carini solo pensandoci qualche minuto; e però gli ricordiamo che non si tratta di farne molti solo approssimativamente, ma pochi e con la più grande precisione, cercando di esercitare per quanto è possibile l’attenzione e pensando intensamente a quanto si sta facendo.
Un’abitudine dannosissima e purtroppo inveterata in molti giovani è quella di far spesso dei castelli in aria e di passar lunghe ore seguendo una folla di sogni, a volte bellissimi, ma quasi sempre ineffettuabili. Ciò fa perdere di intensità al nostro pensiero non solo, quanto provoca una sensibile depressione morale col ritorno alla realtà, e tale depressione esercita naturalmente il suo riflesso malefico sulle nostre azioni giornaliere.
E come è dannoso far castelli in aria, così pure, il darsi in balia delle ricordanze lontane. E questo un male di cui troppo tardi ci accorgiamo.
I ricordi del passato lietamente ci distraggono dalle occupazioni del presente, i ricordi tristi e quelli penosi indeboliscono il carattere ed a poco a poco la loro azione lenta e deleteria impaccia la mente ed il corpo, disgrega la nostra personalità e finisce col trascinarci in un abisso quasi senza che ne avessimo coscienza: il risveglio (se pur ci risvegliamo da questo assopimento dello spirito) è doloroso ed inutile perché alla nostra chiamata l’intimo essere nostro risponderà “Troppo tardi!”.
A vincere dunque quest’abitudine del pensiero all’indolenza ed alla fantasticheria, sono necessari, oltre che un controllo continuo da esercitarsi dovunque ed in ogni occasione, alcuni esercizi di concentrazione e di mediazione che riescono d’immensa utilità per lo sviluppo di questa importantissima facoltà psichica, la quale ben adoperata può dare risultati veramente meravigliosi, sempre interessantissimi.
Un modo abbastanza facile per riuscire nella concentrazione del pensiero è quello di rinchiudersi in una stanza ove giungano il meno possibile rumori esterni, modificandone la luce in modo che gli oggetti circostanti non producano nella nostra mente una dannosa distrazione. È necessario d’altra parte di essere esenti da qualunque preoccupazione e da qualunque stimolo o dolore psichico. Ottenute queste condizioni, distendersi su di un letto e mettersi in stato di completo rilasciamento muscolare, cioè di sospensione della tensione dei muscoli, richiedendosi un completo riposo dell’organismo.
Cercare allora di rappresentarsi una immagine mentale abbastanza semplice, quale una figura geometrica, (un cerchio od una sfera) facendo astrazione dalle sue proprietà e ripetendo mentalmente la parola cerchio o sfera, quasi a volere scolpire l’immagine ne la mente, finché questa immagine abbia acquistata una nitidezza tale da essere presente come un oggetto realmente esistente.
A poco a poco si potrà passare alla rappresentazione di oggetti sempre più complessi, come un monumento, un ritratto, una persona, ecc., così che infine sarà possibile applicare questo sforzo di concentrazione alla riuscita d’una qualche intrapresa che ci sia molto a cuore, badando però a non prendere mai, e specialmente, in principio né cose molte ardue, né cose la cui riuscita è assolutamente estranea alla nostra influenza materiale.
Non stancare però la mente in questo esercizio, ma abbandonarlo appena se ne sente il bisogno, poiché continuando si andrebbe incontro o a disturbi cerebrali lievi per quanto molesti (vertigini, pensieri coatti, idee fisse) o, nella migliore ipotesi, si perderebbe del tempo e di più la sicurezza di se, la base d’ogni allenamento psichico.
Da: L'Ipno-Magnetismo: Manuale pratico di Psichismo illustrato
Altri libri:

Un’abitudine dannosissima e purtroppo inveterata in molti giovani è quella di far spesso dei castelli in aria e di passar lunghe ore seguendo una folla di sogni, a volte bellissimi, ma quasi sempre ineffettuabili. Ciò fa perdere di intensità al nostro pensiero non solo, quanto provoca una sensibile depressione morale col ritorno alla realtà, e tale depressione esercita naturalmente il suo riflesso malefico sulle nostre azioni giornaliere.
E come è dannoso far castelli in aria, così pure, il darsi in balia delle ricordanze lontane. E questo un male di cui troppo tardi ci accorgiamo.
I ricordi del passato lietamente ci distraggono dalle occupazioni del presente, i ricordi tristi e quelli penosi indeboliscono il carattere ed a poco a poco la loro azione lenta e deleteria impaccia la mente ed il corpo, disgrega la nostra personalità e finisce col trascinarci in un abisso quasi senza che ne avessimo coscienza: il risveglio (se pur ci risvegliamo da questo assopimento dello spirito) è doloroso ed inutile perché alla nostra chiamata l’intimo essere nostro risponderà “Troppo tardi!”.
A vincere dunque quest’abitudine del pensiero all’indolenza ed alla fantasticheria, sono necessari, oltre che un controllo continuo da esercitarsi dovunque ed in ogni occasione, alcuni esercizi di concentrazione e di mediazione che riescono d’immensa utilità per lo sviluppo di questa importantissima facoltà psichica, la quale ben adoperata può dare risultati veramente meravigliosi, sempre interessantissimi.
Un modo abbastanza facile per riuscire nella concentrazione del pensiero è quello di rinchiudersi in una stanza ove giungano il meno possibile rumori esterni, modificandone la luce in modo che gli oggetti circostanti non producano nella nostra mente una dannosa distrazione. È necessario d’altra parte di essere esenti da qualunque preoccupazione e da qualunque stimolo o dolore psichico. Ottenute queste condizioni, distendersi su di un letto e mettersi in stato di completo rilasciamento muscolare, cioè di sospensione della tensione dei muscoli, richiedendosi un completo riposo dell’organismo.
Cercare allora di rappresentarsi una immagine mentale abbastanza semplice, quale una figura geometrica, (un cerchio od una sfera) facendo astrazione dalle sue proprietà e ripetendo mentalmente la parola cerchio o sfera, quasi a volere scolpire l’immagine ne la mente, finché questa immagine abbia acquistata una nitidezza tale da essere presente come un oggetto realmente esistente.
A poco a poco si potrà passare alla rappresentazione di oggetti sempre più complessi, come un monumento, un ritratto, una persona, ecc., così che infine sarà possibile applicare questo sforzo di concentrazione alla riuscita d’una qualche intrapresa che ci sia molto a cuore, badando però a non prendere mai, e specialmente, in principio né cose molte ardue, né cose la cui riuscita è assolutamente estranea alla nostra influenza materiale.
Non stancare però la mente in questo esercizio, ma abbandonarlo appena se ne sente il bisogno, poiché continuando si andrebbe incontro o a disturbi cerebrali lievi per quanto molesti (vertigini, pensieri coatti, idee fisse) o, nella migliore ipotesi, si perderebbe del tempo e di più la sicurezza di se, la base d’ogni allenamento psichico.
Da: L'Ipno-Magnetismo: Manuale pratico di Psichismo illustrato
Altri libri:
- Change: la formazione e la soluzione dei problemi
Mindfulness per principianti
- L'arte del counseling. Il consiglio, la guida, la supervisione