La Kabbalah

I Kabbalisti

Molte persone si chiedono com’è un kabbalista. Cosa fa in effetti? Forse si sorprenderebbero in molti a sapere che il termine è stato inventato nei circoli accademici che vedevano la tradizione mistica ebraica dall’esterno. Il termine corretto per uno che dedica la propria vita alla Kabbalah è mekubal, che significa “colui che è stato ricevuto”. Oggi il termine ‘kabbalista’ sembra essere usato liberamente per descrivere qualsiasi persona che afferma di aver studiato un po’ della Kabbalah, da un lavoro secondario, e si fa passare per insegnante. Ci sono pochi mekubalim (plurale di mekubal) pubblici nel mondo. I pochi che ricevono le persone e danno assistenza vivono in Israele o a New York, che sono i maggiori centri della vita ebraica. Un certo numero di maestri Chassidici, chiamati rebbe, hanno anche la padronanza della Kabbalah e hanno una forza notevole. Dovremmo distinguere i Rebbe, i maestri spirituali Chassidici, dai rabbini. I primi sono i leader del movimento Chassidico e spesso sono anche kabbalisti. I secondi sono generalmente leader religiosi della loro comunità e funzionari che appartengono a una sinagoga o a una comunità del tempio e non sono quasi mai kabbalisti. Dobbiamo capire che la Kabbalah non è un movimento, ma una padronanza spirituale. Il Chassidismo, dall’altra parte, è un movimento che spiega l’insegnamento della Kabbalah, spesso usando l’approccio comportamentale, come il Chassidismo Chabad Lubavitch, per assistere le persone nella loro vita quotidiana.

Il Chassidismo nacque nell’Europa del diciottesimo secolo, nella povertà degradante e nell’anti-semitismo rampante. In quegli anni la società ebraica era divisa tra l’élite scolastica e la vasta maggioranza degli ebrei che avevano l’accesso molto limitato al proprio patrimonio letterario. Era un periodo triste, caratterizzato da un fervore religioso esterno che era spesso carente di una vera base spirituale. Il Chassidismo sorse come movimento spirituale, che portò la democrazia nella società ebraica permettendo a un artigiano incolto di sentirsi vicino a D-o, come lo studioso più celebrato, iniettando gioia nell’espressione religiosa.

Il più importante contributo del Chassidismo rimane quello di aver adottato un approccio comportamentale alla Kabbalah. Insegna l’applicazione dei profondi insegnamenti mistici per il beneficio delle persone nella vita quotidiana. La Kabbalah, inoltre, offre consigli spirituali, anche indipendentemente da ogni intervento da parte dei kabbalisti, per mantenere il proprio benessere e per migliorare la guarigione. Questo include il consiglio per assicurare che tutti i mezuzot (contengano citazioni dalla Torà scritte a mano in ebraico, sulla pergamena; vengono posizionati sullo stipite della porta d’ingresso) o i teffilin(filatteri che gli ebrei, uomini adulti, indossano ogni giorno, solitamente durante le preghiere mattutine) vengano controllati per evitare errori di scrittura o per il loro logorio - normale o anomalo. Molte di queste misure spirituali di mantenimento sono state codificate nella legge convenzionale ebrea. La maggior parte delle persone non sanno che le loro radici stanno nella Kabbalah.

Purtroppo, nell’attuale “mercato” spirituale possiamo trovare kabbalisti auto-proclamati che non hanno padronanza nemmeno delle basilari leggi e tradizioni ebraiche e forse neanche praticano le tradizionali mitzvot (letteralmente “comandamenti”; l’uso colloquiale denota atti di gentilezza e opere di bene) o altri che non possono nemmeno leggere l’ebraico o l’aramaico, le lingue nelle quali è stata scritta la Kabbalah.

La Kabbalah non è solo conoscenza. Deve essere accompagnata da una vita specifica e molto disciplinata di un ebreo religioso, che vive la vita della Torà. È una vita che unisce l’ordinario con la spiritualità intensa. Non si può aspirare ad essere un kabbalista. È la conseguenza di un lungo apprendistato spirituale e un processo che evoca trepidazione nello studente e un senso di riverenza e responsabilità spirituale. Per di più, alla fine di questo arduo processo, il dono deve arrivare dall’Alto per colmare l’individuo con forze sovrannaturali. Gli strumenti vengono forgiati dal fuoco spirituale. Di conseguenza, avvicinarsi a un rebbe Chassidico può essere un’esperienza forte. Il rebbe vede in profondità, fino alla tua anima. Non ci sono segreti.

La gente ha concezioni sbagliate riguardo ai kabbalisti. Credono che si vestano in abiti redingote neri, chiamati in diversi modi, come kapote o bekeshe, facciano crescere lunghi boccoli che partono dalle basette, portino delle lunghe calze bianche e sfoggino un assortimento di copricapi, dai shtreimel o spotick con la pelliccia ai “raccoglipioggia” dal bordo largo. Questi stereotipi non sono solamente sbagliati, ma spesso vengono attribuiti esclusivamente alla categoria che ispira i media, chiamata Ebrei ultra-ortodossi. Anche questo termine è fuorviante e semplicistico. Il termine ultra-ortodosso è di per sé un prodotto di un approccio critico ed esprime il concetto di un fervore religioso eccessivo, come se questo potesse in qualche modo essere stabilito oggettivamente. La forma di adesione non rappresenta tanto la pratica religiosa quanto l’espressione delle specifiche usanze tradizionali e culturali radicate nella storia. È questione di costumi. Queste usanze sono legate ai praticanti Chassidici e non, anche se la maggior parte di loro porta questi abiti tradizionali soltanto al Shabbos(Sabba). Molti gruppi molto religiosi portano abiti convenzionali durante la settimana. Alcuni ebrei religiosi mediorientali portano il caffetano tradizionale e il turbante, ma questo è un settore piccolo che sta velocemente sparendo dalla società israeliana. Lo stesso vale per i kabbalisti mediorientali. La maggior parte dei rebbe, però, e alcuni dei loro seguaci, si vestono in modo tradizionale durante la settimana.

Kabbalah
Cosa fanno, di che cosa vivono i kabbalisti? Per tradizione, molti erano artigiani e commercianti, specialmente nell’Europa del diciottesimo e diciannovesimo secolo. Alcuni esponenti mediorientali continuano tuttora con questa tradizione.

Oggigiorno, soltanto pochi kabbalisti accessibili al pubblico e rebbe Chassidici ricevono la gente che chiede consiglio e assistenza 24 ore al giorno. Ricevono supporto dai loro discepoli e tramite generose donazioni o ringraziamenti per le loro sessioni. Lo stile di vita è rigoroso - molti dormono solo un paio d’ ore la notte e utilizzano le ore notturne per studiare intensamente tutti i livelli della Torà, quello esoterico in particolare. Sono riveriti e, nel caso dei rebbe chassidici, la loro parola è legge e istruzione.

Molti si rivolgono a queste persone in grado di fare miracoli per guarire e ogni kabbalista ha la propria modalità individuale. Spesso il consiglio ordinario e banale che dà nasconde la vera fonte della guarigione. Per esempio, alcuni kabbalisti consigliano di mangiare un frutto particolare o di accendere la candela. Quello che non è evidente a chi riceve il consiglio è che il kabbalista sta di fatti focalizzando l’energia divina spirituale. Il frutto o la candela diventano il conduttore fisico attraverso il quale può fluire l’energia spirituale. Se il frutto rimanesse intatto o se la candela non venisse accesa, la benedizione del kabbalista non avrebbe effetto. Questo si chiama “creare il keili” (il vaso che riceve la benedizione). Ci sono dei kabbalisti che “leggono le mezuzot”. Questi kabbalisti sono in grado di percepire tutti gli aspetti della vita di una persona attraverso i mezuzah e offrono i loro consigli a seconda di quello che trovano. Alcuni riconoscono l’anima attraverso il nome della persona e quello di sua madre. Altri ancora chiederanno semplicemente di aprire una pagina dei Salmi.

...tratto da: Kabbalah pratica

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