Aleister Crowley e la tavoletta Ouija
“Aleister
Crowley and the Oujia board” è il titolo di un interessantissimo
ed agile libretto, mai tradotto in italiano, che analizza un metodo
poco usato dai Magisti moderni ortodossi, alla luce di alcuni appunti
lasciati da Aleister Crowley sull’argomento. L’autore è Jerry
Edward Cornelius, noto negli ambienti crowleyani per essere il capo
di un lignaggio dell’Astrum Argentinum, che come ormai si saprà, è
l’Ordine Magico derivante direttamente dall’Opera del Crowley
stesso.
Oggigiorno
la tavoletta Ouija o la panchette sono diventati sinonimo di
Spiritismo ed è per questo che sovente i veri Maghi tendono a
snobbare questo strumento, ma attraverso queste righe vedremo come in
effetti il suo uso possa essere assolutamente tradizionale ed
inquadrato in un’ottica di coerenza magica.
Già
è probabile che lo studioso italiano sobbalzi di fronte
all’accostamento dell’Ouija a Crowley, tuttavia è storicamente
provato, ed esistono documenti che lo dimostrano (articoli e
lettere), che Crowley si interessò più di una volta all’argomento
e non per screditarlo, come fece invece per il movimento spiritista
in generale.
Per
esempio Jane Wolfe, che fu allieva diretta di Therion (e qui ricordo
solo di sfuggita che To Mega Therion fu uno dei Motti Magici di
Crowley) e visse con lui un periodo di intensa sperimentazione magica
nella famosa Abbazia di Thelema, sita in Cefalù, spesso usava la
tavoletta Ouija. Addirittura fu sua convinzione di avere ricevuto
importanti comunicazioni attraverso l’uso di questo strumento.
Therion
discusse l’argomento per via epistolare con uno dei suoi più
famosi discepoli, Charles Stansfeld Jones (Frater Achad), e si sa che
quest’ultimo, nel 1917 ev, operò alcune sperimentazioni con l’uso
della tavola.
Crowley
commentò così i suoi esperimenti: “Il tuo esperimento con la
tavoletta Ouija è abbastanza divertente. Tu stesso vedi quanto sia
soddisfacente, ma io credo che le cose potranno migliorare moltissimo
con la pratica. Credo che tu debba affidarti ad un solo Angelo e
rendere la preparazione magica più elaborata.” (pag. II)
Addirittura
negli anni successivi fu talmente entusiasta dell’Ouija da
considerare con Achad di unire le proprie forze in una operazione
commerciale, proponendo sul mercato una propria versione della
tavoletta.
Esiste
una lettera, datata 21 febbraio 1919 ev in cui Crowley risponde a
Jones: “Re tavoletta Ouija. Ti offro la posizione di mio agente
confidenziale in questa faccenda, con la base del 10% dei miei
profitti netti. Sarai, se accetti, il responsabile per la protezione
legale delle idee e per il commercio del marchio protetto. Penso che
ciò possa essere soddisfacente per te. Spero di riuscire a mandarti
il materiale nel giro di una settimana…” (pag II)
In
marzo Therion scrive ad Achad informandolo di aver pensato un altro
nome per la tavoletta, ma alla fine la commercializzazione non andò
in porto e né il design né il nome che Crowley aveva in mente
sopravvissero. Sicuramente se fossero stati realizzati avrebbero
riscosso lo stesso successo della sua personale rivisitazione del
mazzo dei Tarocchi, arrivata questa sino a noi con il nome di Tarocco
di Thoth.
Ma
vediamo finalmente cosa è una tavoletta Ouija. Come molte altri
oggetti di tipo esoterico, come Sfere, tarocchi, pendolini, la
tavoletta Ouija è entrata nell’immaginario collettivo come un
gioco. Un gioco con cui è possibile, o si vorrebbe, entrare in
comunicazione con gli spiriti dei defunti.
Questa
convinzione, rafforzata dall’uso che ne fecero all’interno del
movimento spiritista nell’ultimo secolo, screditò a tal punto
questo strumento che oggi la maggior parte dei Maghi non prende
neanche in considerazione un suo possibile utilizzo rituale.
Senza
contare l’ulteriore danno che il cinema ha contribuito ad
alimentare; non si contano infatti film horror di seconda categoria
in cui i protagonisti si trovano a dover fronteggiare, spesso con
esiti funesti, pericolose entità che non sono in grado di
controllare, richiamate proprio dall’uso della tavoletta…
Addirittura
il famosissimo film “L’esorcista” fu ricavato da un libro
basato su un fatto realmente accaduto ad un ragazzo (e non una
ragazza come nel film). Nella realtà la storia che diede spunto al
film ebbe inizio nel 1949 ev quando questo giovane ragazzo ricevette
in regalo una tavoletta Ouija da una amica con un forte interesse
nell’occultismo e nello spiritismo. La ragazza purtroppo stava
morendo di sclerosi multipla e regalandogli la tavoletta voleva
fornirgli un mezzo per rimanere in comunicazione anche dopo il suo
trapasso. Sfortunatamente, invece il ragazzo incappò in qualcosa di
pericoloso, e ne derivò quella che a tutti gli effetti è definita,
sia dagli ambienti occultistici che religiosi, una possessione. Sul
caso furono scritti articoli persino sul The Washinghton Post. Fu
appunto dopo aver letto questi articoli che William Blatty, l’autore
de “L’esorcista”, decise di scriverne un libro romanzato.
E’
chiaro che tutto questo contribuì ad alimentare la cortina maledetta
e demonica dell’uso della tavoletta. E’ vero che talvolta possono
accadere spiacevoli inconvenienti che vanno dai semplici incubi
notturni, per arrivare a vere e proprie possessioni, ma questo ha due
semplici motivi. Il primo è che le persone si avvicinano a queste
pratiche senza nessuna conoscenza della materia e soprattutto senza
una fondamentale preparazione magica. Avere sempre il controllo della
situazione è fondamentale, al contrario di quanto insegnano i vari
spiritisti che usano invece un metodo di totale passività, andando
così incontro ai rischi sopraccitati.
Il
secondo motivo, come ben spiegava Crowley, è che il mondo della
Magia è uno Specchio e se uno dentro di Sé non riesce a vedere
altro che Demoni e malvagità il risultato del suo richiamo sarà ben
facilmente intuibile…
E’
per questi motivi che Therion si scagliò più volte contro il mondo
dello Spiritismo, come in uno dei suoi testi più importanti, il
Magick, di cui riporto un significativo stralcio: “E’ doveroso
aggiungere qualche parola sullo spiritismo, che costituisce una sorta
di negromanzia indiscriminata per dilettanti, e forse sarebbe
preferibile parlare di necrofilia. Gli spiritisti si rendono
perfettamente passivi e, anziché impiegare qualche metodo di
protezione, invitano volutamente tutti gli spiriti, i demoni, gli
involucri dei morti, tutti gli escrementi e il sudiciume della terra
e dell’inferno a coprirli di fango. L’invito viene accettato
prontamente, a meno che non sia presente un uomo puro, con un’aura
di bontà capace di sventare questi immondi abitatori dell’abisso.
Nessuno
spiritista, quando è completamente irretito dal sentimentalismo e
dai fantasmi delle paure freudiane, è capace di pensiero
concentrato, di volontà perseverante o di dirittura morale. Privo di
ogni scintilla della luce divina che gli spettava per diritto di
nascita, preda prima ancora della morte degli orridi abitatori della
tomba, lo sventurato, simile al cadavere mesmerizzato e vivente del
signor Valdemar di Poe, è “una massa semiliquida di orrenda
disgustosa putredine”.
Lo
studioso della Santa Magia è esortato a non frequentare tali sedute
e di non consentire che si svolgano in sua presenza.
Sono
infatti contagiose come la sifilide, più mortali e disgustose.
Se
la vostra aura non è abbastanza forte da inibire ogni manifestazione
delle orrende larve che hanno preso dimora in loro, sfuggiteli più
che se fossero lebbrosi!”.
Dovrebbe
essere più che chiaro a questo punto che il vero uso della tavola
Ouija non deve avere niente a che fare con l’uso che ne fanno gli
spiritisti e che quest’ultimo è solo una corruzione di un metodo
di origini più complesse, un metodo che necessità di una
preparazione in chi decide di cimentarsi in questo tipo di
sperimentazioni.
Preparazione
che è necessaria per sapere con che tipo di forze si sta andando a
trattare (non si tratta degli spiriti defunti, come
semplicisticamente dicono gli spiritisti), come trattare con queste
forze, come agire se qualcosa non andasse secondo i piani.
In
realtà, però, il metodo Ouija è famoso e a volte rischioso proprio
perché funziona incondizionatamente dalla preparazione dello
sperimentatore. Quasi chiunque nelle giuste condizioni può veder
muovere la planchette… la scienza oggi spiega questo come movimenti
automatici e riflessi che tutti abbiamo quando ci poniamo in uno
stato mentale di rilassatezza. Questa teoria è ripresa anche in un
famoso film, “Risvegli”, in cui un dottore (Robin Williams)
conduce esperimenti con pazienti catatonici e proprio usando una
planchette si rende conto un suo paziente in stato completamente
vegetale (Robert De Niro) ha comunque una intensa attività a livello
profondamente subconscio.
Sicuramente
questo è un fattore da considerare, è vero, ed è auspicabile che
il curioso di turno rimanga solamente a questo livello di pratica,
perché la Magia insegna che si può andare oltre e si può realmente
trasformare la planchette in un varco dimensionale!
In
che modo?
Innanzitutto
consideriamo solo questi due fattori: la forma della planchette e la
richiesta dell’operatore a manifestarsi.
Le
planchette spesso sono di forma triangolare e, guarda caso, il
triangolo in Magia è sempre stato usato per la manifestazione degli
Spiriti. Basta aprire un qualunque grimorio medioevale per rendersi
conto che le delicate e suggestive Operazioni di Evocazione
avvenivano sempre a mezzo di un Cerchio che protegge il Mago e un
Triangolo che permette all’Ente di manifestarsi.
La
richiesta dell’operatore, se nello stato mentale giusto, può
essere rafforzato dalla sua volontà e questo forza realmente
qualcosa a manifestarsi, a mezzo del Potere della Parola. Inutile
ricordare in questa sede il potere che, per esempio, i Mantra hanno
sulla psiche e, a volte, sull’ambiente.
Abbiamo
qui vagamente posto un parallelismo, quindi, tra una Operazione con
la planchette e una operazione di Magia Evocatoria, e questo lo
abbiamo fatto volutamente perché con tutta probabilità è qui che
risiede l’origine dell’uso della Tavoletta Ouija.
D’altra
parte c’è una similitudine anche con un famoso sistema di Magia:
l’Enochiano; molti sapranno che l’alfabeto enochiano e le
comunicazione che John Dee ed il suo assistente Edward Kelly
ricevettero, furono mediate attraverso l’uso di una sfera e di una
tavola, in cui gli Spiriti indicavano volta per volta la lettera da
scrivere per ottenere il messaggio.
Detto
questo ci possiamo subito rendere conto di due lacune nel metodo
Ouija adoperato dilettantisticamente e la tecnica Magica Evocatoria:
l’uso del Cerchio di Protezione e il non sapere, in effetti, chi o
cosa si sta evocando…
Non
è mia intenzione entrare troppo in dettaglio nell’operatività
magica conducibile con la tavoletta Ouija e questi discorsi ci
tufferebbero immediatamente dentro ai procedimenti magici. Vorrei
invece cercare di dare più sostanza all’uso storico di questo
strumento così poco conosciuto aldilà della cerchia spiritica, ma
prima di questo ci sono ancora un paio di cose da chiarire bene, per
dissipare ogni domanda o perplessità che le precedenti righe possono
avere suscitato.
E
per dare un giudizio definito all’argomento mi avvallerò proprio
delle parole di Therion che nel 1917 ev pubblico sul giornale The
International una breve nota proprio sulla tavoletta Ouija.
Qui
Crowley afferma, come giustamente abbiamo precedentemente rilevato,
che il problema principale costituisce nell’identificazione dello
spirito. Non abbiamo a che fare con spiriti di defunti (e d’altra
parte la teoria magica nega che ciò sia realmente possibile) ma con
abitanti dell’astrale che spesso sfruttano la nostra ignoranza o il
nostro desiderio di contattare qualcuno per diventare davvero ciò
che vorremmo. L’identificazione del tipo di essere contattato è
fondamentale, ma una volta realizzato il contatto è quasi
impossibile con questo metodo stabilire con chi abbiamo a che fare.
Dobbiamo
quindi saperlo prima ancora di iniziare l’Operazione! In altre
parole il metodo magico insegna che siamo noi a dover scegliere lo
Spirito da richiamare, conoscendolo già a priori perché ne abbiamo
studiato le caratteristiche, trasformando così il tutto in una sorta
di vera e propria vocazione.
Crowley
scrive: “C’è, tuttavia, un buon modo di usare questo strumento
per ottenere ciò che si vuole, ed è di svolgere l’intera
operazione in un cerchio consacrato, così che tutti gli estranei
indesiderati non possano interferire. Occorre svolgere una
appropriata invocazione al fine di ottenere dentro al cerchio solo lo
spirito che si vuole. E’ piuttosto facile farlo. Poche e semplici
istruzioni sono tutto il necessario, e sarò onorato di darle,
gratuitamente, a chiunque si vorrà applicare.”
Come
stimolo per una ulteriore ricerca e, rivolto a chi conosce l’inglese,
per una lettura del libro citato in apertura, che affronta in modo
dettagliato tutto questo argomento, dirò soltanto che questo metodo
si presta bene alla comunicazione con le intelligenze elementali del
sistema magico enochiano.
Passiamo
ora , invece, a fare un piccolo excursus storico dell’uso della
planchette, al fine di scoprire da dove deriva la forma e l’uso
moderno che se ne fa.
La
tavoletta Ouija come la conosciamo oggi nasce solo nel Novecento.
Tuttavia
la pratica di comunicare con gli Spiriti o gli Dei è antica e
presente in tutte le culture del mondo.
I
cinesi, già molto prima della nascita di Confucio, avevano metodi
simili a tavolette per comunicare con gli antenati. E anche in Taiwan
esistevano medium, conosciuti come chi shengs, che lavoravano da soli
o in coppia per ottenere delle comunicazione sulla superficie della
sabbia a mezzo di un oggetto a forma di V.
Tecniche
di comunicazione simili le troviamo anche a Roma, e come non
ricordare l’Oracolo di Delfi. Sempre in Grecia troviamo utilizzate
varie forme di tripode e pendoli; in particolare è importante per la
nostra ricerca un’arte greca di divinazione poco nota: la
dattilomanzia. Nella dattilomanzia si tracciano le lettere
dell’alfabeto in cerchio su un tavolo e poi il consultante tiene
nella mano sinistra un filo di seta a cui è appeso un anello d’oro.
Gli spostamenti dell’anello sulle lettere in cerchio forniscono la
risposta cercata.
E’
interessante notare che dactyl è la parola greca per dito, e il dito
è proprio l’interfaccia che usiamo anche per entrare in contatto
con la superificie della planchette. D’altra parte le dita sono
parti della mano, che, secondo Crowley è da considerarsi lo
strumento magico per eccellenza.
La
dattilomanzia con il tempo si è svilita e si è trasformata nel
banale uso del pendolino.
Per
giungere alla forma triangolare dell’Ouija dobbiamo arrivare nel
1853 ev. In Francia uno spiritista realizza uno strumento a forma
triangolare, dalle fattezze di un tavolino, su cui l’operatore
doveva poggiare le mani prima di andare in trance. Questo piccolo
tavolino era costruito in modo da avere sotto di sé una penna che
tramite i movimenti che il medium in trance compiva, scriveva dei
messaggi su un foglio sottostante… Era il primo prototipo della
tavoletta Ouija ed è per questo che a volte la si chiama anche
planchette.
Tuttavia
ci sono state diatribe storiche sull’invenzione; per esempio uno
spiritista americano chiamato Thomas Welton affermò di esserne il
vero ideatore. Alcuni giungono ad affermare che in realtà Planchette
non fu neanche un personaggio reale e portano a riprova della loro
tesi il fatto che il termine planchette in francese non significa
altro che tavoletta, cosa che in effetti la planchette è…
Plagi
e teorie sull’origine si susseguirono sino ad arrivare alla forma
odierna, in cui non c’è più una penna sotto a scrivere, ma una
tavoletta separata contenente le lettere. Questo è lo strumento
chiamato oggigiorno Ouija.
Gli
inventori "ufficiali" della tavoletta Ouija furono gli
uomini d'affari Elijah J. Bond e Charles Kennard che brevettarono una
tavoletta con stampato l'alfabeto e la misero in commercio nel 1890
ev.
Si
dice che Kennard facesse derivare il nome dalle indicazioni ricevute
da uno spirito che gli disse che Ouija era il nome corretto di questo
strumento e che in egiziano antico significava “Buona fortuna”.
Naturalmente gli egittologi sono concordi nel ritenere che non è mai
esistita una simile parola egiziana…
Nel
1892 ev Kennard fu costretto a vendere i diritti del suo prodotto a
due fratelli, i fratelli Fuld, che si affrettarono a realizzare una
Ouija Novelty Company per produrre e commercializzare il prodotto.
Fu
dato anche un nuovo significato alla parola Ouija; dimenticato
l’egiziano antico ora la parola era la composizione dei termini
francese e tedesco per dire sì (Oui e Ja).
Nel
1910 ev. si aggiunse il cerchio interno intagliato in modo da leggere
le lettere sotto la planchette.
E’
chiaro che a questo punto si trattava solo di un mero affare
commerciale che sfruttava la credulità popolare, tanto che uno dei
due fratelli, William Fuld arrivò a dichiarare: “Credere nella
tavoletta Ouija? Io dico no. Non sono uno spiritista. Sono un
presbiteriano.”
Naturalmente
c’era chi credeva che questa negazione pubblica era solo per
salvaguardare l’immagine e che, in fondo, anche i Fuld consultavano
l’Ouija per prendere le loro decisioni…
Da
questo breve excursus si può ben vedere come anche in questo caso
tecniche che avevano una certa autorità tradizionale, venissero
prima corrotte del loro reale utilizzo e dopo persino
commercializzate e ridicolizzate.
Questa
è la storia della tavoletta Ouija, che a ben vedere abbiamo visto
come possa essere un reale strumento nella mani del Mago, ma che
oggigiorno viene venduta come se fosse un gioco per bambini, in una
scatola confezionata come i giochi da tavola con poche e semplici
istruzioni, e sul retro della confezione una scritta
chiarificatrice:
“OUIJA
board… is only a game… isnt’t it?”
Fonte: (www.arcadia93.org/ouija.html)
Tavole Ouija:- Ouija Tavola - `Stile Classico' Grande - Colore Nero e Oro - Ouija Board - Spirit Board
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